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venerdì 12 ottobre 2007

Belle nubi solitarie







Alzo gli occhi al cielo, e mi fermo a fissare la girandola di nuvole che lo attraversano. Come scriveva Liala, "Belle Nubi Solitarie"...

Oggi per me comincia una settimana "particolare".
E comincia proprio il giorno dell'anniversario della scoperta dell'America.
Anche se per me il 12 ottobre e' sempre stato e sempre restera' il giorno del compleanno di mia madre.


Mia madre e' stata la luce dei miei anni piu' belli.
Fino a che un ictus cerebri, che la colpi' quando io avevo 24 anni, non ha ribaltato il gioco delle parti, donandole me come padre severo e dandomi in cambio una bambina dolce e indifesa: mia madre.
Da quella maledetta sera in cui, rientrato a casa a tardissima ora, la trovai a terra, la nostra vita cambio' in maniera tremenda.
Rimasti soli da tanti anni, con un padre che ci manteneva a stento e una sorella emigrata nel nord Italia a costruirsi il suo futuro, il legame stretto che ci aveva reso complici per tanto tempo divento' un patto di ferro.
Non ricordo piu' i particolari di un decennio trascorso tra cliniche di riabilitazione motoria, tentativi di ritornare a casa presto, - troppo presto, dannazione! - falliti, sogni che si infransero puntualmente fino a morire con il ricovero "miracoloso" presso la struttura di lungodegenza convenzionata piu' ambita della Capitale.
E cosi' mia madre, a circa 60 anni, si ritrovo' in uno di quei "Giardini che nessuno sa", circondata da vecchiette ultranovantenni, con la sua pelle di bambina che nemmeno l'eta' adulta aveva mai scalfito con una ruga.
E quella mia bambina concepita dal dolore mi attendeva seduta in corridoio, l'unica mano ancora buona appoggiata al suo treppiede, incapace di regalarmi piu' di un sorriso di benvenuto prima di ritornare affranta a parlare dei suoi mali quotidiani.
Quante volte avra' atteso un fiore che non le portavo, un po' per dimenticanza, un po' perche' c'era da sbarcare un lunario senza avere un lavoro fisso, ma mai per disamore o trascuratezza...
Quando la mia vita ebbe un tracollo e il mondo mi cadde addosso con violenza, quella bambina fragile trovo' dentro di se' ancora una inaspettata riserva di energia con cui nascose il suo dolore per il figlio/padre e con cui cerco' di dargli conforto, forza, speranza, e la grinta che lei aveva sempre avuto crescendo due figli senza un marito a fianco, proteggendo me in particolare da tante verita' scomode che si erano rivelate solo quando si era ammalata, e lo scudo protettivo era miseramente crollato al suolo.
Trovo' una forza immensa da quel dolore immenso che io colpevolmente condivisi, senza mai mostrarlo.
Senza di lei, non sarei mai riuscito a venirne fuori...
La vita fu beffarda ancora una volta, l'ultima.
Venne una gioia, una gioia grande: era in arrivo la nostra prima bambina! E fu un misto di felicita' e preoccupazione per mia madre, che si chiedeva come avrebbe fatto a cullarla con un solo braccio funzionante... Ma una notte d'inferno la trascino' in fin di vita, e pochi notti dopo, il 19 ottobre, il telefono mi sveglio' per dirmi che l'incubo con cui avevo convissuto per tanti e tanti anni, era alla fine era diventato reale.
Se n'e' andata, mia madre, prima di poter conoscere almeno una delle mie bimbe. Anche quest'ultima gioia, che forse l'avrebbe ripagata di tutte le sventure degli anni piu' recenti, le fu negata.
Mi dispiace mamma, non sai nemmeno quanto.
Vorrei tanto crederci, che sei lassu' a guardarci, ma non ci riesco.
E vorrei solo poterti far sentire che tutte le rinunce dei miei anni piu' belli, per poterti stare accanto, non sono niente niente niente niente, se le paragono a quello che hai saputo darmi anche se minata nel fisico da quel male bastardo.
E credo di non sbagliarmi se spesso mi trovo a pensare che te ne sei andata per consentirmi di dare tutto me stesso alle mie figlie e non rubare a loro neanche un minuto del mio tempo.
Quando le guardo e penso che non ti hanno conosciuta e che non hanno anche loro avuto la fortuna di imparare da te il coraggio e la determinazione di affrontare la vita, piango... come piango ancora adesso che affido a queste poche, inadeguate righe, di dar sfogo ai miei ricordi e ai tanti, troppi miei rimpianti.
Un ultimo estremo gesto d'amore.


Alzo gli occhi al cielo, e mi fermo a fissare la girandola di nuvole che lo attraversano. Come scriveva Liala, "Belle Nubi Solitarie"...

1 commento:

Anonimo ha detto...

BELLO MOLTO BELLO......LA MAMMA E SEMPRE LA MAMMA............