Le prostitute a Tor di Quinto
Come ogni mattina percorro con il mio scooter truffa la strada che mi porta al lavoro. I pensieri sono tanti, il cuore e' pesante, e giunto su viale di Tor Di Quinto, quasi non vedo il semaforo pedonale rosso. Mi fermo e solo per questo sento che mi sta squillando il cellulare nel borsello che porto sempre a tracolla. In fretta e furia mi sfilo i guanti, trovo l'infernale attrezzo, il visore mi rimanda un numero oscurato, chi cazz'e' a quest'ora non se capisce.
Sebbene sia a una decina di minuti dall'ufficio, decido comunque di fermarmi, con tre regazzine in giro non si sa mai, pertanto approfitto di uno svincoletto per imboccare la corsia che corre parallela allo stradone principale, e mi fermo subito dopo il grande parcheggio messo a disposizione per i concorsisti della vicina caserma dei carabinieri.
Riesco miracolosamente a prendere la chiamata, ma e' solo uno che ha sbagliato numero, non so se mannallo a fanculo o no, poi opto per il meglio cosi' e lascio perdere.
Sto per infilare di nuovo il casco integrale, quando due gentili donzelle mi si sbracciano una decina di metri piu' avanti, nei pressi di una roulotte sgangherata.
Piu' che gentili donzelle, sono due prostitute di lungo, lunghissimo corso, che si possono incontrare tutti i giorni fin dalle prime luci dell'alba nel parcheggio adiacente al viale.
Pare che la roulotte presso la quale esercitano il mestiere piu' vecchio del mondo (anche se a guardalle bene mi sa che almeno una e' piu' vecchia del mestiere stesso) sia rimasta in panne.
E te pare che io nun me rendo disponibbile? E certo che si.
Me dichiarano che s'e' bruciato il motorino d'avviamento, e vorrebbero spostare il mammozzone a quattro ruote sotto i rami di un albero spennacchiato per rendere evidentemente il temporaneo soggiorno dei clienti un tantino piu' fresco.
Je serve una spinta, insomma, e tra qualche tetta in forigioco e un tripudio di vernacolo romanesco, tentiamo di spostare la vecchia carcassa (no, non la prostituta, la roulotte!) fuori da una cunetta.
Pare non ci sia verso. Almeno fino a quando la piu' giovane (oddio, giovane) delle due, al grido di "Fateme largo, che io so' ciociara!" non si unisce a me e alla sua collega. Se mette de spalle, agguanta il carrozzone da sotto, praticamente lo alza e banfete, eppur si muove, lo tira fori dalla cunetta quasi da sola.
E li', come sempre, io supero me stesso.
Me giro e je faccio (ma come me ne esco...): "Aho, si scopi la meta' de come arzi..."
Da quel momento ce so' stati almeno 10 minuti de vero teatro der doppio senso, in cui la frase piu' riferibile che si e' sentita in quell'angolo di Roma e' stata "Aho, si questa te pija te lo sfrullina, er passerotto!"
Poi m'hanno offerto uno sconto mostruoso sulle prestazioni, e quasi m'aspettavo che me consegnassero anche un coupon...Una e' partita in tromba (e me pare ovvio) e ha coinvolto pure le colleghe de due tre camper piu' avanti, "me riccomanno se viene sto ragazzo ar prezzo de quello che costa de meno je famo er servizio completo..."
Insomma, ho aperto una linea de credito (peraltro francamente inesigibile) ma soprattutto, me so' fatto du' risate de core.
E m'e' venuta in mente mi madre, che lavorando in uno studio legale che difendeva soprattutto prostitute romane, me diceva sempre: "So' le persone piu' sincere e simpatiche che ce stanno." De sicuro, m'hanno rallegrato la giornata.
1 commento:
Le puttane de Tor de Quinto, un pezzo de storia che non c'è +.
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