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martedì 24 luglio 2007

Ad Annarita


Come al solito, ci incontriamo quasi per caso.
E come ogni volta, e' bellissimo ritrovarsi vicini, come se il tempo non fosse mai passato.

Sei ancora quella cara amica che, reduce da una penosa affezione ai bronchi, passava la sua giornata ad illuminare la sua stanzetta, nella quale ci si riuniva anche se fuori c'era il sole, il lago, le bici, le vacanze.


Sei quella matta con la quale ascoltavamo tanta musica, e tanta ne cantavamo, e tantissima ancora ce la appiccicavamo addosso come le maschere e i travestimenti di un Renato Zero che ammiravamo e amavamo tanto anche quando non era l'idolo delle mamme.


Quella che c'era sempre quando si andavano a tagliare i fili che ci legavano alla chiusura di un paese piccolo in cui il mormorio della gente era sempre piu' alto del rumore delle onde del placido lago che lo bagna.

Come tante e troppe cose nella mia vita ho lasciato che il quotidiano trascendesse il sogno, che il reale sopravanzasse il mito, che la banalita' irrompesse nei valori piu'alti.

Il non averti perso nonostante questo mi dimostra i miei errori, ma anche il valore immenso della nostra Amicizia.

E mi sento un po' come quegli artisti del Trapezio, che alla fine di ogni numero guardano in alto, a ringraziare di esserci ancora...


E mi immagino di venirti a trovare, mentre riposi stavolta non per il male, ma per quel grande dono che una volta hai perso, e ora hai ritrovato. E metteremo un disco che ci commuovera' un po', ma brinderemo alla gioia per lo splendido regalo che sta crescendo nella tua vita...

E gia' so' che gli vorro' bene, come tanto ne ho voluto (e ne voglio!) a te.

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