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martedì 17 giugno 2008

Questione di piedi


L'ennesima trasferta lavorativa aveva avuto inizio sotto buoni auspici.
Arrivo a Fiumicino e scopro con piacere che e' possibile effettuare il check-in mediante appositi totem touch screen, in cui basta inserire il numero del biglietto e ti viene stampata la carta di imbarco, non prima di aver avuto la possibilita' di scegliere il posto migliore.
Un cortese addetto mi informa che posso effettuare contestualmente la stessa operazione anche per il volo di ritorno, per il quale mi ritrovo, per la prima volta nella mia non lunghissima esperienza di viaggiatore, assegnato un posto addirittura in seconda fila.
Tra l'altro, mi informano che la stessa operazione e' fruibile via web e che basta collegarsi 20 ore prima del volo per fare il tutto da casa, o dall'ufficio, insomma una gran comodita'!
Il volo per Torino (questa la mia destinazione) parte addirittura puntuale, e non ci posso credere, arriva all'orario stabilito. E qui comincia l'avventura del signor Bonaventura, che poi sarei io.
Sceso dall'aereo, comincio a sentire delle fitte lancinanti ai piedi, colpa delle scarpe che improvvidamente ho messo e che avevo sentito un po' strettine da subito... ma non mi aspettavo di ritrovarmi a zoppicare come un reduce della Campagna di Russia.
Cammino talmente male che pure i finanzieri di servizio nei pressi dell'uscita di Caselle stemperano il loro sguardo solitamente truce in un'occhiata tra il commosso e il partecipativo. Prendo allora coscienza che presentarmi alla pletora di riunioni della giornata in quelle condizioni e' assolutamente da evitare, e decido che, prima di entrare in sede, dovro' trovare un negozio di scarpe.
La macchina con autista, prenotata da Roma, mi attende, e seppure faccio presente che non cio' fretta per niente, decide che Torino e' diventata Indianapolis, e comincia a passare a manetta a tutti gli incroci fregandosene dei semafori e dei pedoni.
Arrivato a destinazione, mi scollo dalla maniglia cui sono rimasto aggrappato per tutto il tragitto e parto, con evidente zoppia, alla ricerca di un negozio di scarpe ed e' ovvio che alle 9 di mattina sono tutti chiusi, ma ho la fortuna di adocchiare un mercatino rionale che ha anche una bancarella di finte Church e simili.
Individuo un modello meno schifoso degli altri, mi levo quella specie di ceppi che mi incatenavano e sento i piedi mormorare di sollievo, assisto per 10 minuti buoni alla manfrina con cui l'ambulante dissimula un probabilmente finto guasto alla cassa e, senza scontrino, mi precipito al lavoro.
La giornata scorre liscia, e nel primo pomeriggio trovo puntuale l'autista che mi deve riportare a Caselle e deve essere il fratello spericolato di quello della mattina, perche' lo stile di guida si assomiglia parecchio e pure i vaffanculo che si raccoglie a tutti gli incroci che attraversa con sussiego e sprezzo del periodo.
L'aereo che mi deve portare a Fiumicino e' incredibilmente puntuale anch'esso, e finalmente mi ritrovo seduto in seconda fila che poi e' come una prima per cui davanti non c'e' nessuno e posso stendere le gambe manco fosse il salotto di casa.
Che l'aria non sia quella migliore pero' lo capisco subito perche' nel sedile dietro di me siede una mammina di quelle tutte pucci pucci che in braccio tiene una versione tascabile di MastroLindo che tutto l'aereo scopre subito chiamarsi Edoardo. MastroLindo-Edoardo avra' un paio d'anni, e' ovviamente pelato, e comincia subito a rompe li cojoni decidento che il fazzoletto poggiatesta davanti a lui (il mio) e' suo, per cui lo estirpa dallo strap mentre la madre lo puccia puccia tutto che non si fa' - ma dai che il signore gli serve - ma il regazzino non se la caga di pezzo e ce credo con tutti quei pucci pucci ma chi te se fila e dopo pochi minuti de sto fazzoletto antipidocchi se ne perdono le tracce e vaffanculo chi se ne frega, laveranno la tappezzeria der sedile.
Appoggio la capoccia pelata ar poggiatesta senza protezione e me appresto ad appennicamme perche' me so' arzato alle 4 e si permetti so' sfatto e poi me ricominciano pure a fa' male li piedi che se vede che quelle due cinture de castita' con cui sono partito m'hanno fatto veni' le vesciche, e faccio a tempo a butta' un occhio sulle hostess dell'Alitalia che me faranno compagnia durante er volo e capisco come mai nun se riesce a trova' quarcuno che rilevi l'azienda sull'orlo della bancarotta.
Una sara' arta si e no' un metro e mezzo, cia' una incipiente calvizia niscosta sotto una massa de capelli ricci che pare nun abbiamo mai visto la pubblicita' de la Garnie', e porta un par de carze che saranno 3 o 400 dinari da quanto so' spesse, e se capisce che drento ce sta tanta de quella buccia d'arancia che se more potrebbe dona' l'organi a quarche ditta che produce essenze ar bergamotto.
Quell'artra portera' la zerovirgolacinque de reggiseno, cia' le coppe che rischiamo de diventa' convesse anziche' esse concave, e cia' un naso che je piscia in bocca.
L'aereo decolla sotto la pioggia battente, e prima de riusci' a chiude le palpebre me spippolo dieci minuti de la buciona e delle procedure de emergenza dell'aereo. Quanno deve fa' vede come scenneno le maschere dell'ossiggeno, me piazza quasi una mano in bocca, e ve posso garanti' che quanno piglia in mano le cannucce pe' gonfia' er giubbotto sarvaggente ho stretto le chiappe senza quasi rennemene conto.
Finita sta' manfrina, la stanchezza piglia il sopravvento sur mar de piedi, e me se chiudono l'occhi. Er tutto sara' durato si e no' 10 secondi perche a un certo punto Edoardo decide che er sedile mio e' fico da daje carci e cazzotti, e tra un pucci pucci e un Edoardino, sta specie de Hulk sfoga tutto er suo entusiasmo infantile sullo schienale, svejando me e soprattutto er carcoletto ar rene sinistro che me affligge ogni tre per due da un par de mesi.
Oramai er sonno ha preso, e' prorpio il caso di dirlo, il volo, meno male che la nasona e la buciona hanno cominciato a passa' er rinfreschino, per cui tiro su la capoccia e.... strapp! quei du' capelli rasati corti che me ritrovo sulla nuca hanno fatto scopa co lo stratch der poggiatesta che me se' inculato Eduardo, per cui temo fortemente che me so' asportato l'unico lembo epiteliale da cui un domani me potevo fa' trapianta' li capelli mancanti.
Comincio a rimpiagne er solito posto in 36ma fila zona carrello che de solito me tocca, me sorbisco una confezione de tarallucci che la pubblicita' me sa che je la faceva Camillo Benso quanno l'occhio destro casca casualmente sur mio vicino der seggiolino accanto.
Sara' un signore de 50 anni, e' arto una quaresima, e' be vestito, trabocca sordi come 'na fontana e cia' la classica aria puzzaculo de questi che viaggiano sempre e leggono solo er Sole Ventiquattrore e la Repubblica.
Scenno lungo er completo de gran tajo e per poco nun me strozzo cor tarallo: sto gran schifoso s'e' levato le scarpe! Sta li, co' sti du' metri de gambe accavallate, mentre legge la paggina sportiva de Italia Oggi, e move le dita dei piedi drento er carzino de filo de scozia, e io nun ce posso crede, e sento li piedi mia che urlano vendetta mentre sti tentacoli inguainati se sollazzano all'arietta....
So' tentato de arma' un casino, ma siccome so' timido, me ne resto zitto mentre Edoardo ulula alla luna, la pucci-madre lo spupazza a caramelle, la buciona se siede ar posto suo co li piedi allargati, punte convergenti e ginocchia strette drento ste carze sbrilluccicose che parono de fero, la nasona passa a controlla' che ciavemo la cintura ma ignora che quello nun cia' le scarpe, e l'aereo, ballonzolon ballonzoloni, atterra a Fiumicino.
Ovviamente, cor cazzo che arriva al terminal: tutto er vantaggio de sta' davanti se annulla definitivamente quanno ce fanno scenne da la scaletta pe ammassacce drento ar pulmino, che riparte solo quanno salgono quei benedetti fortunati della fila 36.

1 commento:

LeMon ha detto...

Ciao, il tuo blog ha ricevuto il premio 'Brillante Weblog' da parte mia, passa da qui per sapere come procedere: http://kinemacolor.blogspot.com/2008/07/premi.html